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BONEFRO.NET

 

Pubblicazioni principali di Adam Vaccaro

Raccolte di poesie e libri d’arte
La vita nonostante,  Studio d’Autore, Milano 1978;
Strappi e frazioni, Libroitaliano, Ragusa 1997, con prefazione di Giancarlo Majorino;
La casa sospesa, Joker Ed.., Novi Ligure 2003, con prefazione di Gio Ferri;
La piuma e l’artiglio, Editoria&Spettacolo, Roma 2006, con prefazione di Dante Maffìa. 
Spazi e tempi del fare, con acrilici di Romolo Calciati e prefazioni di Eleonora Fiorani e Gio Ferri, Studio Karon, Novara 2002;
Sontuosi accessi - superbo sole, con disegni di Ibrahim Kodra, Signum edizioni d’arte, Milano 2003;
Labirinti e capricci della passione, con acrilici e tecniche miste di Romolo Calciati e prefazione di Mario Lunetta, Milanocosa, Milano 2005;
I tempi dell’orsa (2000) e Questo vento (2009) con opere di Salvatore Carbone, Edizioni PulcinoElefante.

Volumi di Saggi Critici
Ricerche e forme di Adiacenza, Asefi Terziaria, Milano 2001, con prefazione di Elio Franzini;
Alcuni altri Testi collettanei:
Milano Millain, Opere 1962-2001 di Romolo Calciati con saggi, Vigevano 2002;
Sotto la superficie – quaderno di approfondimento sulla poesia contemporanea de “La Mosca di Milano”,  Bocca Editori, Milano 2004;
Poesia: il futuro cerca il futuro, Atti del Convegno di Firenze 2005, LietoColle, Como 2006;
I Fiera dell’Editoria di Poesia di Pozzolo F., Atti 2007, Joker Ed., Novi L. 2008;
II Fiera dell’Editoria di Poesia di Pozzolo F., Atti 2008, Puntoacapo Ed 2009;
La poesia e la carne, Edizioni La Vita Felice, Milano 2009;

Testi curati
Scritture/Realtà – Linguaggi e discipline a confronto, Atti del convegno, Milanocosa 2003;
Poesia in azione, Milanocosa, Milano 2002, antologia del Bunker Poetico della 49a Biennale d’Arte di Venezia, giugno 2001;
7 parole del mondo contemporaneo, libro multimediale di Poesia, Arti visive, Musica e altre discipline, Milanocosa ed ExCogita, Milano 2005;
La casa in fondo al mare, Lina Angioletti, racconti, Milanocosa Edizioni, Milano 2007;
Milano: Storia e immaginazione, a cura di A. Vaccaro con L. Cantelmo, C. Azzola, L. Cannillo, Milanocosa Edizioni, 2011;
Il giardiniere contro il becchino. Memoria e (ri)scoperta di Antonio Porta, Atti del Convegno, a cura di A. Vaccaro, Milanocosa Edizioni, 2012;
Magdeburgo in Ratisbona, Annamaria De Pietro, poesie, Milanocosa Edizioni,2012

Antologie (alcune più recenti)
Poesia Contro Guerra, a cura di A. Doria, con nota di Dario Fo, Edizioni Punto Rosso, ediz. 2000 e 2006;
Poeti per Milano, a cura di A. Gaccione, Viennepierre edizioni, Milano 2002;
Guerra, poesia e musica con CD +Libro a cura di A. Santoro, Regione Campania e L’Araba Felice, edizioni Intra Moenia, Napoli 2002;
Ditelo con i fiori, a cura di V. Guarracino, Zanetto Editore, Brescia 2004;
Io sono il titolo, autoritratti in versi di poeti contemporanei, a cura di S. Zuccato, Dedalus, Frosinone 2004;
Il segreto manifesto, autobiografie immaginarie di personaggi contemporanei, Comune di Civitanova Marche, 2004
Parliamo di fiori, a cura di V. Guarracino, Zanetto Editore, Brescia 2005;
Il segreto delle fragole, a cura di A. Toscano e I. Malcotti, Poetico diario 2005, LietoColle, Como 2005;
Antologia della poesia erotica contemporanea, ATì editore, Roma 2006;
Milano in versi, una città e i sui poeti, a cura di A. Gaccione, Viennepierre edizioni, Milano 2006;
Corale, a cura di F. Alborghetti, 22 voci poetiche per i 10 anni di Le Voci della Luna Bologna, Milano 2007;
Filari in versi, Edizioni Vino della Pace, Gorizia 2008;
Calendario della poesia italiana 2009, a cura di Shafiq Naz, Alhambra Pubblishing, Bertem (Belgio) 2008;
7 poeti trezzanesi, a cura di V. Bufano, Montedit, Milano 2009;
Paesaggi, a cura di B. Vincenti, Aljon Editrice, Cosenza 2009;

 

 

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Interviste realizzate da Nicola Franco nel 2011 a Rho-Milano

LA PRIMA:

A VACCARO, POETA:

 

 

LA SECONDA:

ADAM VACCARO, SCRITTORE :

 

 

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Intervista di Gabriella De Lisio
(uscita su Nuovo Molise – maggio 2001)

Parla l’ideatore di Milanocosa: l’associazione culturale tesa al confronto dei saperi
Da Bonefro a…Milano – L’iniziativa di Adam Vaccaro
Una risposta al disagio sociale

Che cosa c’è in comune tra Bonefro e Milano? Intanto c’è Adam Vaccaro e c’è pure la sua Milanocosa, un’iniziativa di cui Nuovo Molise ha già parlato una volta, presentandola come una giovane ma matura associazione culturale tesa a promuovere la collaborazione e il confronto fra i vari ambiti disciplinari del sapere, e a rispondere al disagio sociale – dilagante soprattutto nelle realtà metropolitane, ma non solo – recuperando la dimensione della totalità e globalità dell’umano in tutte le sue manifestazioni. Adam Vaccaro, ideatore e anima di Milanocosa, si è reso disponibile per spiegarci più esattamente di cosa si tratta e dove vuole arrivare…

<MILANOCOSA> PUNTA ALLA PROMOZIONE DI UN SAPERE INTERDISCIPLINARE CHE SIA FRUTTO DI UN CONTINUO SCAMBIO FRA AMBITI CULTURALI DISTINTI MA COMPLEMENTARI. QUALE RICADUTA PUO' AVERE OGGI L'INTERIDISCIPLINARIETA'? OGGI SE NE PARLA MOLTO NELLA NUOVA DIDATTICA DELLA SCUOLA DELL'AUTONOMIA...
La tua domanda coglie un punto fondamentale di ciò che nel mio piccolo cerco di dire e fare. Il tentativo di favorire impostazioni ed aperture interdisciplinari è molto difficile, perché tocca le strutture profonde dei modelli (centrali) di conservazione e di crescita di ogni società. Scuola e ricerca, come strumenti di trasmissione e sviluppo della conoscenza, sono nel cuore di tali modelli, intrecciate inevitabilmente a ciò che chiamiamo potere. È  naturale che quest’ultimo tenda a favorire forme di sapere confacenti alla propria replicazione; per cui è illusorio parlare in astratto di autonomia. Lo dimostrano le esperienze storicizzate di scuole e ricercatori anomali rispetto agli indirizzi prevalenti. Diceva un saggio che cercare di cambiare qualcosa della società fa sempre rischiare: soldi, onore, o salute. Ricordo ad es. la vicenda di Epicuro, che cercava (rispetto all’Accademia di Platone e al Liceo di Aristotele) un sapere autonomo disgiunto dal potere. Tale ricerca costò a Epicuro calunnie e isolamento nella sua scuola (diversa già dal nome: Kepos, Giardino), e l’epicureismo divenne per secoli (ma per molti lo è ancora) sinonimo di piaceri dissoluti. Tornando alla società contemporanea, essa si dibatte in grottesche contraddizioni: da un lato appare il massimo di apertura e di circolazione globalizzata, dall’altro corrisponde (nel piccolo e nel grande) a un condominio litigioso. Con Milanocosa ho usato la metafora di tanti acquari accostati e non comunicanti, all’interno della cosiddetta società della comunicazione: grandi ideologie di libertà e miserie umane. Con la mia esperienza, in particolare attraverso le iniziative di Milanocosa, verifico molte insofferenze in operatori degli ambiti più diversi – dall’architettura alla filosofia della scienza, dalla ricerca scientifica alla letteratura, dalla semiologia alle varie forme di espressione artistica. Ma bisogna ammettere che prevalgono le tendenze opposte, prima di tutto perché è più comodo rimanere in una qualunque cuccia specialistica. Costa meno fatica ed è più difficile che qualcuno venga a dirti che hai detto delle fesserie. Gli atteggiamenti dei singoli sono però il frutto di infiniti condizionamenti che spingono a un sapere frammentato. La scuola americana è il paradigma di questo modello. In Europa le più corpose tradizioni culturali hanno cercato, rispetto ai cambiamenti economico-sociali degli ultimi decenni, di produrre modelli con maggiore autonomia. La situazione è un po’ a macchia di leopardo, con i migliori risultati in Francia e in Germania. In Italia le crisi sociali hanno prodotto nella scuola una sequela di riforme che hanno fatto più ideologia che qualità. Ma non bisogna generalizzare o essere troppo spietati; tuttavia dobbiamo ammettere che molte scuole (pubbliche e private) sono diventate tanto autonome, quanto inefficaci e superflue. Questo è doloroso perché la scuola italiana ha  grandi risorse umane e professionali al suo interno, con forti radici interdisciplinari (pensiamo solo a Leonardo o a Vico), che sono la base della vera autonomia culturale. Dall’esterno, anche come genitore di ragazzi che studiano o hanno studiato, vedo queste potenzialità soffocate da burocratismi e ideologie buoniste: l’alternativa alla vecchia severità classista non può essere una scuola-parcheggio. Senza rigore e un sistema di valori tra dare e avere non si può trasmettere passione per la conoscenza: è il primo sapere.
 

SE GLI SVANTAGGI DELLA VITA CULTURALE METROPOLITANA SI TRADUCONO, COME LEI SOSTIENE CON UN BEL PARAGONE, NELLA FORMAZIONE DI TANTI ACQUARI FRA LORO NON COMUNICANTI, QUALI SONO INVECE, IN QUESTO SENSO, I LIMITI PIU' GRANDI DELLA PROVINCIA
I vantaggi della vita della metropoli sono sicuramente nelle possibilità di sperimentare e costruire   interazioni ricche con persone e ambiti, che in provincia si raggiungono con più difficoltà. Ma i rapporti che sto instaurando con esponenti della cultura residenti nelle varie regioni italiane, mi consentono a volte di verificare a Milano tassi di provincialismo superiori a quelli della provincia. Vivo qui da più di quarant’anni e devo dire che anche l’atmosfera socioculturale milanese negli ultimi decenni è peggiorata: agitazione e affollamento senza progetti di largo respiro, se non quelli di ulteriori cementificazioni. Enrico Baj in una recente intervista denunciava (rispetto ai decenni scorsi il vuoto artistico e le parole parole degli amministratori. Prevalgono individualismi forsennati che sgomitano e non fanno una comunità. L’identità comune è finita nello squallore della Milano da bere e del regno di tangentopoli. In questa situazione, che mi ha spinto a costituire Milanocosa, a Milano come altrove dipende sempre da noi. Ovunque possiamo vivere beati in qualche acquario e farlo diventare il mondo, con una visione molto meschina e ristretta; oppure possiamo utilizzare i mezzi di comunicazione moderna in modo attivo, con un atteggiamento aperto ai confronti e agli arricchimenti. Più che alle provincie farei riferimento alle regioni. Ci sono regioni che esprimono energia, e regioni che trasmettono un senso di abbandono e decadimento. Per quel che mi riguarda cerco di fare qualcosa, con La Casa Bonefrana e il  periodico La Cosa-Casa Bonefrana, affinché la mia regione di origine non sia una di queste. 
Ma ammetto che le difficoltà sono tante: un insieme di residui ideologici, diffidenze e interessi particolari. Certo, difendere dalla distruzione e dal decadimento la memoria e le qualità specifiche di un microcosmo, in particolare del Sud, è impresa quasi disperata; senza reti più ampie, almeno regionali, o collegamenti con il serbatoio di energie umane ed economiche degli emigrati, si rischia di finire nella melassa nostalgica o nel localismo. Io stesso non so che saldo mi darà domani il bilancio tra pessimismo della ragione e ottimismo della volontà. 

IN CHE MODO LA POESIA RICOMPONE GLI "STRAPPI E FRAZIONI" DELLA REALTÀ, CHE DANNO IL TITOLO AD UN SUO LIBRO DI POESIE? E' VERO CHE LA FORMA DELLA CREAZIONE LETTERARIA PUÒ CONTRIBUIRE A DARE ORDINE AL CAOS DELLA QUOTIDIANITÀ? SI PUÒ DEFINIRE, QUESTA, UN'OPERAZIONE "CLASSICA" NEL 2001, VISTO CHE TENTA DI TROVARE UN EQUILIBRIO E UN'ARMONIA A DISPETTO DI TUTTE LE DISARMONIE DEL PRESENTE?
Contrariamente all’immagine corrente di una poesia come oggetto chiuso nel letterario, o peggio nel sentimentale e nello zuccheroso, per me la poesia esiste se è operazione mentale globale, di memoria, affettività e razionalità. Ogni componente della vita (compresa la morte) può diventare linguaggio di riappropriazione della nostra totalità, operazione antialienante con cui cerchiamo di ri-costituire un equilibrio e un’armonia a dispetto di tutte le disarmonie del presente, come lei dice. A suo modo tende a rompere gli acquari che abbiamo dentro o che viviamo fuori, la parcellizzazione continua della società attuale che ci chiede sempre solo una parte di noi: tempo o forza di lavoro, una mano, una gamba, il sesso, un po’ di cervello. Quasi mai quell’unità che fa un’identità sana, capace di autonomia rispetto agli altri e alle varie forme di potere. Mai il tutto. Perché il Tutto non interessa, non si può vendere. La poesia è una delle forme di linguaggio che tende a ricostruire questa unità, fondendo pensiero emozionale e razionale. La poca chiarezza che c’è su tale questione fa sì che, per es. nelle scuole, molti pretendano di spiegare (cioè uccidere) la poesia, facendone la parafrasi col solo linguaggio razionale. Insomma, per me la poesia diventa classica se riesce a riappropriarsi dell’integrità dell’identità, che oggi, dappertutto, a Bonefro come a Milano, le forze prevalenti tendono a distruggere. La cultura, se è viva, inventa sempre forme di resistenza e di legittima difesa.
Il Resto chiede in sostanza in ogni momento di farci a pezzi. Per questo la poesia, può essere una forma scandalosa e aliena, di vendetta dell’unità della vita. Forma materiale che resiste e inventa strumenti, come un cacciavite o un martello, per ricostituirci e rimettere insieme, adiacenti a noi stessi, in forma di miracolosa autonomia. Come vedi sono intrecciati i concetti di adiacenza (tra le parti di sé e con gli altri), totalità e autonomia. La poesia per me è un’operazione classica, quando fa vivere tali concetti nel sangue e nei corpi delle persone. Sui due versanti, poetico e critico, di questi nodi (per me) centrali sono prossime l’uscita di una mia raccolta di saggi critici su poeti contemporanei (“Ricerche e forme di Adiacenza”) e una nuova raccolta di versi dal titolo: “La casa sospesa”. Sia nelle scritture che nelle iniziative culturali ricorrono termini come cosa e casa perché al centro c’è una ricerca sulle identità: oggi, dappertutto, a Bonefro come a Milano, le forze prevalenti tendono alla loro distruzione. Senza alternative sane le identità specifiche esistono e resistono in fughe nostalgiche nel passato o in localismi retrivi. La memoria e la ricchezza umana delle proprie radici (mai dimenticarsi da dove veniamo!) può essere sia un freno che un lievito per costruire autonomia nel presente e capacità di progetto per il futuro.

IL CRITICO REMO CESERANI, QUALCHE MESE FA, DURANTE UN CONVEGNO, HA PARLATO DI "MORTE DELLA LETTERATURA", DICENDO CHE ESSA NON HA PIÙ SPAZIO IN UN MONDO - COME QUELLO ODIERNO - PRIVO DI SOLIDI VALORI DA VEICOLARE ATTRAVERSO LA LETTERATURA STESSA. CHE NE PENSA MILANOCOSA, IN PARTICOLARE A PROPOSITO DELLA POESIA?
Per quanto detto nella risposta precedente, oggi darei ragione a Cesarani, se il riferimento è alla poesia e alla letteratura chiusa nel letterario. Se la poesia è invece intesa nel senso dell’Adiacenza, come gesto di globale e di riunificazione di sé, come sostanza o cibo da masticare, credo che la fame di tale materia  non potrà mai morire. Anzi oggi è acutissima, proprio per quanto detto. Verifiche continue ce le ho con le iniziative di Milanocosa, per esempio il grande Convegno del novembre scorso “Scritture / Realtà”; o il grosso impegno che mi coinvolge nel progetto Bunker poetico della Biennale di Venezia, progetto al quale sto collaborando con l’artista Marco Nereo Rotelli. A questo proposito, mi stanno arrivando testi dai poeti di tutto il mondo, con l’obiettivo di costruire un muro poetico lungo una recinzione di più di trecento metri. Le centinaia di  poesie che ricevo sono solo materia sentimentale? In parte sì. Ma questo è sempre successo. Anche la poesia dei secoli scorsi non era tutto fuoco resistente. È sempre il tempo l’ultimo giudice che decreterà, anche per i versi contemporanei, quanti sono i fuochi di paglia.
 
COME STA REAGENDO MILANO A MILANOCOSA?
Quando ho avviato Milanocosasapevo che era un tentativo dai tempi lunghi. Sono obiettivi che richiedono la determinazione del disincanto e della forza delle proprie esigenze. A distanza di due anni sono soddisfatto e persino sorpreso dai risultati: ho avuto attenzioni di figure importanti e di pubblico, andate anche al di là di Milano. L’invito a collaborare per il progetto della Biennale di Venezia è frutto di questo lavoro. Marco Nereo Rotelli è un artista internazionale che fa operazioni importanti in Europa, da Parigi a Londra; in più ha il grande merito di amare la poesia, per cui cerca, come me, interazioni tra le varie forme espressive. Di qui l’incontro e la collaborazione. Tuttavia, questi risultati non mi fanno dimenticare i meccanismi di potere dell’attuale società globalizzata, che dappertutto cerca sempre di tenerci divisi, passivi e omologati. Rimane il fatto che a Milano e nella società attuale prevalgono quelle tendenze dette sopra. Per cui chi vuole provare a cambiare qualcosa non deve avere illusioni, ma conoscere le difficoltà e i rischi. Diceva il saggio che chi prova a cambiare qualcosa deve sapere di rischiare i soldi o l’onore o la vita.
Considero un grande vantaggio avere due punti di osservazione molto diversi nell’attuale globalizzazione: Bonefro e Milano. Verifico che certe molle di resistenza e di chiusura si manifestano, ovviamente in modi diversi, sia nel microcosmo che nel macrocosmo. La società attuale, con le sue inerzie, meschinità e logiche di potere, è la stessa e non attende con la corona in mano chi prova a cambiare qualcosa. I peggiori fanno finta di darti ragione e non fanno nulla, restano arroccati nell’idolatria di sé, in qualche interesse personale o straccio di potere, coprendo la paura dei cambiamenti con arroganze, silenzio o fango su chi ci prova. Come detto, meccanismi antichi. Un discorso lungo, ma la speranza può venire solo dalle persone che, al di là delle ideologie dichiarate, si spendono con intelligenza e generosità. Per fortuna ci sono.