Scritti a cura di: dott. Nicola Picchione  
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BONEFRO COME ERA

 

Amor mi mosse che mi fa parlare
Dante

 

PREMESSA

          L’individuo che perde la memoria perde una parte di sé; perde le sue radici. Così è per un popolo. Radici non come nostalgia ma come base sulla quale poggia la vita dell’uomo come individuo e come parte di una comunità.
          Partendo da questa considerazione, mi sembra di porre all’attenzione di chi condivide la stessa idea alcune note di ricordi di Bonefro. Penso che fissare nella memoria sia compito di quelli della mia generazione, di chi ha avuto la ventura di assistere dal dopoguerra i rapidi mutamenti della nostra società: ciò che abbiamo conquistato (il benessere; l’avanzata tecnologia) e ciò che abbiamo perduto. Noi abbiamo avuto questo singolare privilegio, di vedere innovazioni – non solo tecnologiche- che in precedenza avrebbero richiesto molte generazioni.
          La mia passione per la fotografia mi ha insegnato che ciò che oggi può sembrare banale fotografare, col tempo diventa una testimonianza importante. Abbiamo talvolta l’illusione che il presente non debba passare e che ciò che udiamo e vediamo debba ripetersi a lungo. Invece passa velocemente ma non inutilmente: crea il futuro.
          Il nostro piccolo paese ha seguito inevitabilmente questi mutamenti che hanno indotto variazioni notevoli nella vita quotidiana: alcune che sembravano regole assolute e che avevano dominato per secoli i nostri antenati sono scomparse in breve tempo così come sono mutati i costumi e la stessa lingua dialettale.
          L’autore di questo sito, Nicola Lalli, cui dobbiamo essere grati per l’ottima idea e la sua realizzazione, mi ha suggerito di provare a scrivere qualche annotazione su Bonefro com’era.     Queste note non hanno alcun significato “storico”. Bonefro ha avuto la ventura – purtroppo non adeguatamente apprezzata- di aver avuto uno studioso di notevole valore che al suo paese ha dedicato molti anni di ricerche: i libri di Michele Colabella sono una fonte preziosa e completa della storia e della cronaca di Bonefro (il loro valore va molto più in là del ristretto studio del nostro paese). Queste note vogliono soltanto ridare un sapore ad alcuni aspetti della vita di Bonefro nel dopoguerra. Ricordandoci come eravamo possiamo capire meglio come siamo.
          Non sono uno scrittore ed è molto improbabile che riesca a rendere l’impressione di quel mondo ormai scomparso e far rivivere lontane atmosfere e sentimenti. Chiedo scusa, perciò, a quei pochi che avessero la pazienza di leggere le mie brevi future annotazioni. Troverà manchevolezze e non concorderà con alcune affermazioni. Esse sono soltanto uno schizzo rapido, grossolano, soggettivo. Non troverà  analisi ma solo qualche ricordo, piccoli lampi della memoria.
          Esse non seguiranno un ordine preciso ma soltanto la maniera con la quale si affacciano alla mia memoria. Vorrei parlare un po’ alla volta di come Bonefro si presentava, come viveva la gente nel bene e nel male: chi ha nostalgia pensi alla miseria e ai disagi di allora; chi non era ancora nato dovrebbe sapere ciò che di positivo c’era.
          Credo che sarò tentato anche di raccontare qualche esperienza personale nel tentativo di inquadrare meglio quell’atmosfera. Forse sono stato l’ultimo dei medici  di vecchio stampo a Bonefro, a dover fare un po’ di tutto in quei primi anni del mio lavoro. Anche questo fa parte di Bonefro com’era con i suoi aspetti positivi e negativi. Poi passai all’alta tecnologia specialistica ma mai più ho avuto l’intensità di quei rapporti umani che mi sono entrati per sempre nel cuore e che mi riportano a Bonefro con amore ogni volta che posso.
          Senz’altro Nicola Lalli che gestisce questo sito sarà d’accordo- se accetterà questa mia proposta- nel considerare le mie annotazioni solo uno dei contributi che altri potranno proporre magari da un punto di vista diverso dal mio.
          Spero che questa rubrica susciti interesse: potrebbe diventare un piccolo deposito di ricordi, considerazioni, descrizioni di ambiente di fatti di personaggi. Ovviamente, senza mai invadere la riservatezza (quella che oggi si chiama privacy).

Dott. Nicola Picchione