Memorie del futuro
La cenere dei fumi di Auschwitz
così bianca e viola infine rossa
batte batte dentro al cuore come
blatta che non volerà rimarrà
a rodere tra questi ruderi nutrirà
il nostro sangue nero sconfinato
insaziabile non si fermerà vorrà
sfamarsi di ogni sangue e vittima
diventata cenere deporla
nelle mani di Cerere a farne
messi di una Terra non più
prona a poteri e follie di ieri e
di oggi che sappia pesare
sulla stessa bilancia ogni
grammo di carne umana
rossa poi viola infine bianca
offerta al dio di tutti
i popoli di tutte le terre
ricche povere e senza
privilegi né figli prediletti
di una Terra non più
crocifissa da confini e
tavole imbandite da eletti
assediate da cumuli di blatte
affamate impazzite –
se questo è un uomo
2006
Inserita nell’antologia, 25 poeti per il giorno della memoria, a cura dell’Associazione per la storia e la memoria della repubblica, e dei Comuni di Civitella in Val di Chiana e Monte San Savino, 27 gennaio 2006.
(questo vento
mi taglia e sventola come bandiera
il viso questo vento che non sa
più dire la direzione nell’immenso
caos che non m’appartiene e mi tiene
nel suo furioso ingorgo che pare
un incanto oramai senza uscita
agosto 2007
Testo del libro d’arte con disegni di Salvatore Carbone, 32 copie numerate delle Edizioni PulcinoElefante, 2009
Questi occhi
Se non avessi questi occhi ora
rovesciati sul piatto di lenticchie
che favoleggia di monete d’oro
girato l’angolo dell’anno
Se non avessi questi occhi sia
pure bucati dai raggi verdi
che ci inonda beata la tivvù
sarabanda e belzebù di Berlusconi
Se non avessi questi occhi stra
volti ogni giorno da mille orrori
e patemi e mille furbi e assassini
convinti di farci tutti scemi
Se non avessi questi occhi bis
lacchi eppure ancora capaci di bucare
la nebbia oltre la pagina che ci avvolge
e pare un tutto senza fine e sogni
crollerei all’istante come quel bue al mattatoio
dicembre 2009
Il succo
Il succo di questo nostro esistere
che tenta a volte slabbrato
il salto sgangherato e fulgido
di tradurre tutto
il suo dritto e il suo rovescio
in parole dal sapore
di zucchero e sale
completamente dentro e
completamente fuori – così
dolce da stordirci e
salato da spaccare le labbra
nel vento del deserto
che spinge senza tregua
a proseguire
30 dic. 2009
Siamo qui
Siamo sempre qui, con un occhio
che piange e uno che ride
nel co(s)mico disastro
e rondellano le rotule
dei gomiti e i gemiti
dei ginocchi
uno contro l’altro
uno contro l’altro
gennaio 2010
Sciacquami
Sciacquami a occhi chiusi
mare materno che schiumi
incessante
sugli scogli di Nervi
Sciacquami le minuzie pungenti
della fatica di vivere tra i tanti dèi
meschini che fanno mercato
di ogni cosa di sé e del mondo
Sciacquami muto
con la tua risacca che spinge
sotto il sole per un attimo
cancellato da un’altra luce
(che sotto il candido raggio
di maggio raggranella una casa
e nell’amniocentesi costante tra
inferno e paradiso perfora e rinnova
gennaio 2010
L’aquilone
come un matto di cartapesta
con gualdrappa in tuta mimetica
appare scompare sotto la luna bianca
una lama di condense sospese al sole
e mi dico dov’è il modello vero
l’irraggiungibile mondo nascosto
dagli uomini e dalla magia del volo
ma tu continua a volare mio bell’aquilone
anche coi piedi per terra non c’è garanzia
gennaio 2010
Quale bellezza
Abbagliato imberbe e senza parole
rimase dalla bellezza trafitto e
reso palloncino panico e afflitto
gonfio solo della tonda domanda
se la bellezza era questa sconfitta
che taglia alla gola le solite parole.
Poi imparò dai più grandi – Dante etc. – che
ogni scuro squallore e viso sfigurato da
dolore e orrore – persino Auschwitz – ti sfidano
ad accendere segni che come amante
rovescia in luce la fragile clessidra
della bellezza che ti apre al mondo
E si volse alla bellezza che toglie
parole a chi ne ha paura e si chiude
o ama chiudere nel suo sacco il mondo
scegliendo tra potere e bellezza il polo
che insiste non si arrende e resiste
tra la morte e la vita che continua
genn. 2010
Inserita nell’antologia Chi ha paura della Bellezza, a cura di Tomaso Kemeny, Arcipelago Ed., Milano 2008
Impara!
impara dalle falsità
che spacciano
come unica verità
impara dall'odio emanato
dai loro vestiti profumati
impara dai sorrisi esposti
che sanno di cartone
impara dalle lacrime sparse
per addolcire la tua pelle
sotto le loro unghie colme
di fame e sete persino
della tua pietà
Genn. 2012
Aprende!
Aprende de
las falsedades
que difunden
como única verdad
aprende del odio emanado
de sus vestimentas perfumadas
aprende de sonrisas expuestas
que saben
de cartón
aprende de las lágrimas esparcidas
para endulzar tu piel
bajo
sus uñas colmas
de hambre y sed incluso
de tu piedad.
2012
Traduzione in spagnolo di Ana Maria Pinedo Lopez (traduttrice di Leopardi, per l'ed. Pygmaliòn di Madrid)
Filari in settembre
Filari inondati di sole e vespe
al tempo che sapeva nel ciclo
aprire parentesi di acini persi
nelle crepe secche della terra
arresa a orde e fanti e denti duri
che strenui mordevano gocce
di sudore da ciglia a picco su
nasi e lingue tra riflessi d’oro
accecanti e ansimi di formiche
affannate che poi calando i canti
i canti della sera cercavano sempre
l’attimo di oblio – il chicco più dolce
2008
Inserita nella Antologia delle opere selezionate dal Premio Filari in versi di Cormons (GO) 2007-2008, Edizioni CulturaGlobale 2008
L’angelo ignoto
Due volte ignaro come in sogno volando
nell’improvviso aprendo un altro mondo
Ragazzi a squarciagola cantando
su salti catenacci e bici oscillanti
s’una striscia bianca – come pane
risate e sapor di farina – mi accolse
un manto d’incanto tra polvere e sassi
che incolume si fece e denso abbraccio
Poi quando ormai la fronte era più piena
ritrovai una chiara e soffice mano che
della lamiera d’un cofano fece volo e
mi spinse riverso su un nero asfalto
senz’anima e logoro di sogni eppure
quasi materno porto e misterioso
Non saprò mai la mano che mi accompagnò
in quei voli né potrò mai dirne la dolcezza
luglio 2008
Inserita nel libro d’arte Angeli dell’Artista Ulisse Sartini, Accademia di Arte e Musica col patrocinio di Comune e Provincia di Milano, 2008.
(l’ortogiardino
curava mio nonno un luogo un
giardino per me d’incanti e fatica.
Il mio braccio – mi disse – si sposa
qui con questa terra e polla d’acqua
e ne fa bellezza e frutti che nessuno
può sapere fuori da quel cancello
là in fondo se non sale quest’erta
di sassi e spine e non sa che qui
brillano rose fiori di zucca e pomi
doro che al riparo di siepi di un orto
giardino appeso al mio dito con ali
di foglie gira gira intorno al mondo
sognando l’infinito
2007
Poesia inserita in Corale (Le Voci della Luna, Bologna 2007) e scelta da Poetilandia per l’audio poesia del 17 marzo 2008 recitata dall’attore Enrico Besso, e che è possibile ascoltare su http://cache.mypodcast.com/cached/poetilandia_20080317_0505-196252-91688-2-25.mp3
Testo, inoltre, che ha ispirato un’opera pittorica di Emanuela Mezzadri in Concerto per poeti e sintetizzatore di Giuliano Zosi – 15 maggio 2008 al Palazzo della Permanente di Milano, vedi su
http://www.milanocosa.it/eventi-milanocosa/concerto-per-poeti-e-sintetizzatore-2
(un’arena un ventaglio
luccica l’occhio sul futuro
tra mille spilli di sogni dispersi
in un manto disfatto e tradito
mentre sotto un sole che brucia la pelle
intatta sposa magica è la tua trapunta
di miele liquido e salato
in cui distendi i piedi e nascondi le tue storie
la testa icona irta di insulti alla terra i nomi ridotti a nere scorie
di memorie cancellate e dimenticate
mentre giunti dai monti stanchi fanno zeri i piedi tra i pesci
come bambini col naso appeso all’acquario sotto il mare
in malìa beata e annoiata
e Genova per noi diventa forse di nuovo un’arena un ventaglio
ìmpari all’afa di carruggi senza più pertugi eppure
vela resistente a questo zero di sogni e futuro che pare
mosto muto e perduto
2004
Inserita nelle serie Poesia Superba curata nel 2005 da Bonessio di Terzet per il Secolo XIX di Genova
(nel paese dei bonzigonzi)
pino cervello fuso indifeso
tenero allegro talmente
disperato da legarsi al palo
del telefono come ulisse dice
che disse a nessuno – a nessuno
più parlo e telefono
ma poi s’alza in volo – poi –
goffo gabbiano grasso e ride
ride di gusto: che bonzi gonzi siete
che vivete nel paese degli sprechi e dei balocchi – attenti!
che vi porteranno via tutti divisi e fusi
come me che – orbo di verità e senza un occhio –
chiamano tutti pinocchio
sono l’unico ormai che dall’alto può cantare
nel berlusconistan nel berlusconistan
esplodi seme esplodi e fammi sentire
fammi sentire il suono della vita che
rinasce e rinasce nel micro e nel macro
non voglio più sentire urla di ignoranti
morsi sibili e sterco onnipotente
in groppa a salmi cornacchie e bla bla
di delinquenti seduti in parlamento
leniti solo da versi di comici e cantanti
*
immagini di bianco e luce
su ali resistenti nella carne
che riportano alla prima
fonte mai perduta di vita
campi di neve al sole che
una coperta ponevano tra
fame del presente e futuro
promessa sotto la neve pane
affido a voi il pianto di questa
terra che cerca ancora testarda
rinnovati padri e madri al croce
via tra questi sassi chiusi e proci
con folli ulisse e mille penelopi
nere che sanno i lampi e canti
i riti e miti d’amore indomiti
che coltivano ancora semi
Testo inserito in vari siti e nella raccolta antologica L’impoetico mafioso, curata da Gianmario Lucini per CFR Ed., 2011.
Oro-vita
Quando il danaro non è più segno d’oro splendore
di sole o chiarore di sale valore riflesso del fare ma
solo mina vagante nelle mani di invisibili croupier
sul tavolo dell’immenso magma dei debiti imposti
al mondo – vuoto che risucchia e vomita come
ventre di balena ogni minuta vita nel suo vortice
che pare privo di uscite – tocca alle sue vittime
cercare ancora ancora e ancora scarto e scatto
di ripresa di vita senza più aria come smarrita
provando ancora a ridarle valore e altro oro
2 giugno 2012
Poesia inserita nella IX Edizione PoesiArte Quintocortile del 2012, col titolo Altro Oro e curata con Milanocosa
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